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L'inizio di tutto 

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Viviamo in questo tempo sospeso da ormai un anno.

Se penso ad un tempo sospeso, mi vengono in mente le giornate di pioggia al mare, quando non si è a casa propria, di solito, e si aspetta semplicemente che smetta di piovere per tornare ad uscire, magari con l’ombrello pieghevole nella borsa e le felpe sulle spalle. Si guarda fuori, si aspetta che schiarisca e non è che si combini poi tanto.

Stare ad aspettare senza fare niente allunga ancora di più il tempo dell’attesa, così abbiamo cominciato a fare “i lavoretti”.

Già dall’anno precedente alla pandemia (credo che nei futuri libri di scuola avremo una nuova dicitura AC per “ante covid” e DC per “dopo covid”) mi dilettavo nel costruire oggettini, bigliettini, scatoline di carta che poi venivano regalati ad amici più o meno consapevoli del lavoro che ci stava dietro. Ma molte cose venivano accumulate, per la gioia del coinquilino, in varie postazioni sparse per casa.

Il cinese del negozio sotto casa nel frattempo era diventato il mio migliore amico. Colla, cartoncini e abbellimenti vari non potevo certo lasciarglieli quando scendevo per comprare la carta igienica, li vedevo e li compravo, andando poi ad accumularsi sempre nelle già specificate postazioni e sempre per la gioia incontenibile del coinquilino.

Poi, con l’inizio del primo anno DC l’illuminazione: perché non ingegnarci e fare di tutta la roba accumulata buon uso?

Così ci siamo ingaggiate a vicenda, io, Ire, la Lalli e la Silvia che sono due tra le amiche più artistiche che ho, per mettere in piedi UN PROGETTO.

Vendere a scopo di lucro non ci pareva il caso. Cioè avremmo anche potuto, ma non ci pareva il momento storico per farlo e nessuna di noi si sente particolarmente portata. Allora abbiamo provato a pensare a qualche categoria che ci avrebbe fatto piacere aiutare. Rientrando noi per lo più nelle categorie “mamme” e “bambini” (io rientrerei anche nella categoria “gattare” ma questo è un altro discorso), ci è subito venuto in mente chi coinvolgere per aiutare queste categorie del cuore. E così abbiamo subito pensato a due organizzazioni che ci stanno a cuore in maniera particolare, per motivi più o meno personali di cui vi racconteremo in un’altra sede.

Questo è più o meno l’inizio di tutto quanto. 

 

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Ma voi, cos'è che fate esattamente?

prese dalla foga di buttarci nel vasto universo del web, forse abbiamo trascurato di spiegare per bene cosa facciamo. 

ma adesso ci mettiamo qui tranquille e proviamo a spiegarlo con parole nostre.

spinte da un impeto creativo che ci ha sempre contraddistinto, e capaci di una versatilità manuale non indifferente (autostima in modalità on, ma non è sempre così eh, non vi preoccupate), ci siam

dette che era ora di trovare una collocazione a tutte le nostre creazioni cartacee, che comprendono bigliettini, cornicette, ventaglietti, quadernini....tutto ciò che insomma può essere semanticamente compreso nella voce "picipoci".

abbiamo km quadri di carta da piegare, fustellare, tagliare, incollare.

kg di lustrini, pailettes, brillantini con cui far sbrilluccicare.

degli attrezzi che voi neanche vi immaginate possano esistere che ci supportano in queste attività.

e soprattutto tante, tantissime idee per la testa.

qualsiasi occasione è buona per festeggiarla con un bigliettino, un cartoncino, una scatolina esplosiva.

e noi siamo qui per questo.

stiamo redigendo anche una sorta di listino prezzi (malgrado una di noi sia laureata in economia, questo aspetto troppo pragmatico non piace troppo a nessuna di noi).

la cosa che vi diciamo di sicuro è che i proventi della vendita di questi picipoci andranno alle due associazioni che sosteniamo:

https://www.amaniforafrica.it/ di cui sosteniamo principalmente il progetto casa di Anita (http://www.amaniforafrica.it/cosa-facciamo/casa-di-anita/)

Iban         IT43 F050 1801 6000 000 1503 0109

e

https://www.ageop.org/ il cui progetto che al momento attira la nostra attenzione è quello di casa gialla (https://www.ageop.org/accoglienza/casa-gialla/)

Iban         IT16Y0200483000101054378

sarete ovviamente voi, al momento dell'acquisto, a dirci a quale dei due progetti volete contribuire.

 

per il momento, ma solo per il momento, i picipoci saranno acquistabili brevi manu, cioè ci accordiamo come scambiare il picipoci con i soldi e dove.

ma presto vi aggiorneremo con modalità più comode per la maggioranza di voi.

 

se non siamo state chiare ce lo dite che noi ve lo rispieghiamo eh

 

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A casa

è poi sempre vero che delle cose si scopre il valore profondo quando vengono a mancare, che siano i carboidrati in una dieta iperproteica, gli amici che si trasferiscono in un'altra città o la CASA quando si è costretti, seppur temporaneamente, ad abbandonarla.

 

"andiamo a CASA" è forse la prima frase di senso compiuto che noi, come tutti i bambini del mondo, abbiamo pronunciato a voce alta, forse nel momento meno opportuno, provocando gli sguardi imbarazzati dell'adulto che ci teneva per mano

 

"CASA" è probabilmente la parola contenuta più volte nei titoli dei libri, delle canzoni e dei film che ci vengono subito in mente

 

il disegnino di una "CASA" è forse quello più semplice che chiunque, anche mio marito che a pictionary fa proprio schifo, riesce a disegnare e a far capire a tutti.

 

"state a CASA" ci hanno ripetuto per mesi nell'ultimo anno e, devo dire, che noi, certo non senza un po' di impazienza e di ansia, ne abbiamo approfittato per godercela, la nostra CASA.

 

tutto ciò per dire che il tema CASA ci sta particolarmente a cuore. intanto perchè, per fortuna, una CASA ce l'abbiamo, poi perchè nelle nostre rispettive case (qualcuna più in ordine qualcuna meno) ci stiamo bene, e comunque perchè è un concetto che ci piace, che ci scalda il cuore al pensiero, ecco.

 

diciamo anche che ognuna di noi ha "allargato" questo concetto di CASA a situazioni diverse che hanno fatto e fanno parte delle nostre vite, ma anche delle vite di altri. 

 

perchè CASA è anche il posto in cui qualcuno di noi o qualcuno come noi vive per un periodo della propria vita, è una "casa lontana da casa" ma in cui tornare la sera, in cui sentirsi al sicuro, in cui essere protetti.

è un posto in cui si gioca, in cui si stende il bucato, in cui si curano delle ferite molto profonde, in cui si sta insieme.

 

le case lontane da casa, una un po' più lontana ma solo geograficamente, sono la casa gialla e la casa di anita e sono queste due case di cui vorremmo raccontarvi l'importanza e a cui andranno i soldi che riusciremo a raccogliere con i nostri picipoci (non so se l'accademia della crusca abbia già approvato il termine, ma di sicuro ci sta lavorando).

 

per tagliarla corta, vi lasciamo qui i due link in cui potete vedere direttamente di cosa stiamo parlando:

 

https://www.ageop.org/accoglienza/casa-gialla/

https://www.amaniforafrica.it/cosa-facciamo/casa-di-anita

 

ora tocca a voi

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 LE COSE CHE ABBIAMO IN COMUNE

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Più o meno qualche vita fa (se le contiamo tutte sono esattamente sei, per la precisione, gatti esclusi) un anno uscì questo cantante romano con dei denti assolutamente inguardabili che si mise a cantare questa canzoncina estremamente orecchiabile e che ci piaceva davvero un sacco.
Era l’epoca in cui, almeno a Bologna, andando il sabato sera per osterie il brachetto era d’obbligo (anche se i più audaci preferivano il fragolino che, si diceva, per qualche motivo chimico non era completamente legale), c’era ancora Battisti nell’aria e Daniele era vivo e vegeto, c’era già Lorenzo anche se un po’ sciocchino e io avevo un amico che andava matto per Prince, soprattutto quando non urlava. E quello stesso amico fu colui che comprò pure il disco (DISCO!) di questo Daniele Silvestri e mi fece la cassetta (CASSETTA!). Oltre a questa delle 4850 cose presunte in comune con qualcuno, mi faceva impazzire quella sulla Y10 bordeaux, che era una macchina piccolina che era uscita da poco ed era proprio carina, ma come idea più che altro perché né io né alcuno dei miei amici avevamo ancora la patente, della macchina perlomeno.
Comunque quelle 4850 cose che avevamo tutti in comune con qualcun altro continuavano a girarci per la testa, anche se quasi tutti noialtri non potevamo condividerle con quel qualcuno che, bene che andasse, preferiva rimanessimo amici piuttosto che sciupare tutto con qualcosa d’altro genere oppure le aveva, a sua volta, in comunque con qualcun altro. Insomma, per farla più semplice: eravamo un branco di sfigati.
Quindi era più il tempo che ci immaginavamo di avere quelle 4850 cose in comune con qualcuno, di reale o, addirittura, inventato. La Y10, per i motivi che ho già detto, poi, non ce l’aveva nessuno, figuriamoci di colore bordeaux.
Ora sono passati più o meno 25 anni da quel periodo e diciamo che molti di noi abbiamo realizzato che delle 4850, almeno una ventina ce le abbiamo in comune con la persona della nostra vita. Non di più sicuramente. E nei momenti di buonumore saremmo anche disposti a dichiarare che questo è proprio “il suo bello” come si dice da queste parti. E che le altre 4830 che NON abbiamo in comune sono quelle che rendono il rapporto vivo, degno di essere vissuto ogni giorno e la dialettica e il confronto e bla bla bla…
Però però però con la maturità e i capelli bianchi ho guadagnato un altro traguardo. Cioè credo di avere capito che quelle 4850 cose le ho in comune non con l’uomo della mia vita, nonché marito e anche padre dei miei figli (e dei miei gatti) MA con un pugno di amiche con cui sto passando questi anni di mezzo (nel senso proprio dantesco del termine).
La cosa buffa (strana, assurda, bella….decidete voi) è che le 4850 non esauriscono neanche le cose che abbiamo davvero in comune con quelle amiche e non coprono nemmeno la metà, forse, del numero delle cose che progettiamo di fare insieme da qui all’eternità. Io, almeno, avevo molti meno progetti 25 anni fa di quanti ne ho oggi, inteso proprio come oggi 4 marzo 2021.
“ma te sei strana” so già che mi sta dicendo qualcuno.
E io gli rispondo che lo sono eccome, ma è così, è tutto compreso nel pacchetto e c’è poco da fare.

DONNE MAGNETICHE 

Donne du du du

Questo post lo avremmo dovuto fare l'otto marzo. Oppure domani. O sempre.
Perché mai come per noi la festa della donna è tutti i giorni.
Intanto siamo fortunate ad esserci trovate.  Ma anche ad avere o avere avuto babbi o papà che ci hanno sempre onorato e ci hanno fatto crescere come Figlie con la F maiuscole. Poi siamo altrettanto fortunate ad avere mariti, figli, fratelli e sorelle (anche fuori dalle rispettive famiglie in senso giuridico) che ci rispettano come Persone, ancora prima ma altrettanto che come Donne.
E siamo davvero onorate di poter dire qui oggi che ci sosteniamo tra di noi proprio come Sorelle. A volte la sorella maggiore, saggia e che bacchetta è quella piccola, altre volte è una di noi tre over 40 (io che scrivo non lo sono quasi mai, a dire il vero) e andiamo avanti così, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, nella gioia e nel dolore, eccetera eccetera,
finiti i convenevoli, che però vengono dal cuore come non mai, vi mostriamo la collezione di magneti WOMEN che potete trovare presso @amani in via tortona a milano, da @juliennecucina e prossimamente anche da @ageop in via bentivogli a bologna,  non solo oggi ma tutti i giorni dell’anno.

Con le socie di @made4others stavamo pensando ad altre donne iconiche che potessero mettere la faccia nei nostri magneti. Abbiamo deciso, praticamente all’unanimità di non includere nel club la Meghan.
Mercoledì scorso, durante l’intervista che io ho preteso di vedere in un’approssimazione di religioso silenzio, la piccola delle 4 ha solo detto che a lei Meghan faceva pena. Ipse dixit.
Poi, siccome non c’era silenzio abbastanza, sono andata di à a vedermela per i fatti miei e stamattina con la Lalli (forte anche dei commenti di una specializzatissima buckinghampalacista che Antonio Capranica je spiccia casa, la nostra amica barbarella) abbiamo deciso che un magnete lei lì non se lo merita.
NdA: la Silvia, quarto ( e non in ordine di importanza) pilastro delle M4O non ha espresso un parere e non glielo chiederemo neanche, consapevoli che lei, di noi 4, è la fatina ignorante nel senso più etimologico ed affettuoso del termine: lei ignora sicuramente che mercoledì sera ci fosse un’intervista a Meghan, di cui non ignorerà l’esistenza perché è una donna (la silvia) che vive nel suo tempo, ma che si occupa di cose altre ed alte rispetto a noi altre tre che, in fondo in fondo, qualche cromosoma da comare lo abbiamo in qualche parte del nostro zigote (e qui si aprirebbe un altro discorso che rimando a tempi più adatti).
Insomma, questa Meghan viene fuori che si stupisce di come l’abbia trattata “l’azienda” o l’ “istituzione”…ma, come dice la barbarella, aveva poi sposato un principe mica il guardiano del palazzo.
E poi è stato tutto un dico non dico. Diana, a cui lei sembra ispirarsi, all’epoca aveva fatto un’intervista decisamente più coraggiosa, dico io.
Oltre a questo abuso del termine “razza” che mi è sembrato un po’ fuori dal tempo, il top l’ha raggiunto quando  ha detto che per guadagnare di che vivere ha pensato ADDIRITTURA di tornare al lavoro....e quando diceva di lui che alla sera, TORNANDO DAL LAVORO (non ho ben capito come si fa a “tornare dal lavoro la sera” facendo il principe, ma probabilmente è una mia chiusura mentale), la trovava in lacrime.....boh. diciamo che se era un'operazione simpatia non è riuscita al 100% e quindi, mi dispiace cara Meghan ma tu il magnete non te lo sei guadagnato!
Abbiamo altre idee di donne magnetiche da magnetizzare…..ma se voi avete qualche richiesta particolare ce la dite eh

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